La questione mediorientale – pt. XXVII –

LA QUESTIONE MEDIORIENTALE: ANALISI DELL’INFLUENZA OCCIDENTALE NELLA NASCITA DEI FONDAMENTALISMI ISLAMICI – Pt. XXVII –

Negli anni venti l’intelligence britannica addossava la colpa ai francesi ogni qual volta il fragile equilibrio di Gerusalemme, Baghdad e Amman era sul punto di rompersi; viceversa Parigi accusava Londra di interferire in Siria e in Libano; ed entrambe le potenze coloniali accusavano sistematicamente Mustafa Kemal Ataturk di fomentare il revanscismo negli ex possedimenti ottomani. L’ossessione per un complotto comunista o sionista era l’ennesimo fantasma che trovava riscontro nelle mire sui mari caldi da parte dell’Unione Sovietica e nel terrorismo ebraico dell’Haganah e dell’Irgun. Tutte queste non furono che ipotesi autoassolutorie mirate ad occultare «l’indicibile vizio d’origine, quello di un pugno di stati inventati da un giorno all’altro in funzione del petrolio». Un’invenzione che non si curò minimamente dei diritti e aspirazioni delle etnie e delle culture che da millenni caratterizzavano quelle terre tanto ricche di tradizioni e culti religiosi. Non sarebbe, però, corretto addossare tutta la colpa ai britannici o all’Occidente in generale. Sarebbe errato, poiché risulterebbe solo un ulteriore modo di disconoscere il diritto di decidere delle proprie vite ai cittadini del “giovane” Medio Oriente. Sicuramente pure loro hanno delle responsabilità in tutto ciò, proprio perché capaci di decidere per se stessi e, quindi, anche di fare scelte errate. Tuttavia è pur vero che l’interferenza dell’Occidente alimentò il desiderio di riscatto tra gli Arabi spianando la strada alla rabbia, alle deviazioni e agli alibi fondamentalisti ben presenti anche al giorno d’oggi. Un’ingerenza che ha destabilizzato il vasto Impero ottomano privandolo di quelle forze e autorevolezza che, forse, sarebbero state utili, se non necessarie, a debellare le correnti fondamentaliste più pericolose, proprio come al tempo di Ibn Taymiyya. Sono cent’anni che il mondo musulmano di quel pezzo di mondo insanguinato affronta depistaggi, guerre, governi abbattuti o creati di nuovi da attori esterni. Un secolo dove i mandanti di un colonialismo non più dichiarato hanno operato in nome della “sicurezza” o della “ricerca della pace”. Nascosti dietro queste irritanti definizioni hanno contribuito a creare lo scenario per eccellenza fonte di infiniti conflitti, guerre e massacri dell’era contemporanea.

(Nell’immagine: parallelismo tra il Medio Oriente nel 1916 e quello del 2016 nella vignetta di Paresh)

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